Ecco i Mass Media americani fomentano l’attacco in Iran

Elogio al Presidente Donald Trump

Di Michele Perna

Più le cose cambiano, più rimangono le stesse.
Il 2020 è iniziato con l’uccisione del Generale Iraniano Soleimani, fomentato anche dal Presidente americano Donald Trump con i suoi tweet che alludevano ad Obama ed erano incentrati sull’Iran.
I mass media “governativi” elogiavano Trump per un’uccisione che può minare il precario equilibrio in Medio Oriente.
E pensare che questi fomentatori di guerra sono gli stessi che stanno documentando da 17 anni una guerra in Iraq che ha lasciato dietro oltre mezzo milione di vittime, teoricamente dovrebbero essere screditati invece che continuare ad informare o meglio fomentare.
In tv si parla tanto di questo attacco in Iran, anche se in lieve calo rispetto ai primi giorni post attentato, ma come afferma anche Jessica Schulberg su Huffington Post vi è una sorta di somiglianza di tendenze da parte dei Mass Media e degli organi di stampa:

“Non è il 2003, ma è certo che ci si sente così”

In un suo articolo rievoca i vari booster della guerra in Iraq i quali appartenevano all’orbita di Bush, i quali erano onnipresenti nei mass media aziendali per discutere la spinta per la guerra.

La risposta seppure leggera c’è stata con attacchi a basi militari americane, gli yetollah hanno da salvare l’immagine davanti alla propria fazione anche se il duro colpo assestato da Trump non è facile da digerire, e sarà solo l’ennesima tappa di una storia “infinita”.

La fissazione americana sull’Iran risale alla rivoluzione islamica del 1979, quando gli studenti iraniani presero il controllo dell’ambasciata statunitense a Teheran e tennero in ostaggio 52 americani per più di un anno. Questa esperienza traumatica ha reso psicologicamente impossibile per i politici americani calibrare le politiche statunitensi. È la ragione, ad esempio, che Trump ha ora minacciato il crimine di guerra di distruggere 52 obiettivi in Iran, compresi siti culturali, uno per ciascuno degli ostaggi del 1979, se l’Iran si vendica per l’omicidio di Suleimani.
Ciò che la maggior parte del pubblico americano e gran parte dell’élite politica americana non riescono a capire è che gli Stati Uniti hanno commesso molti più crimini contro l’Iran che viceversa.
Trump rivendica il diritto di uccidere un leader in un paese straniero e di commettere crimini di guerra se questo paese si vendica. Eppure questa criminalità è ampiamente applaudita negli Stati Uniti. Essa riflette una sorta di disturbo da stress post-traumatico del sistema politico statunitense, almeno a destra. È simile al lancio sconsiderato americano di guerre in tutto il Medio Oriente dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001.

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